di Francesco Cavalli
In questo articolo Francesco Cavalli ci invita nel back-stage del processo di coprogettazione messo a punto dall’équipe specializzata di Officine21, il luogo di accoglienza che Il Mosaico Servizi dedica a minori e famiglie in difficoltà. Scopriamo insieme i 5 step per progettare un percorso di vita su misura…
Lettura consigliata a: operatori, educatori, famiglie
Le metodologie partecipative sono pratiche che permettono di introdurre un discorso non solo teorico sul bisogno di inclusione della persona, ma riescono a identificare significati e percorsi concreti per il coinvolgimento attivo; ragionando su poteri, setting, tempi, strumenti e ruoli. Sono molte le agenzie educative e studiosi che hanno sviluppato e continuano a sviluppare approcci, metodi e prassi in grado di affrontare il problema dell’esclusione della persona ai momenti decisionali del percorso di cambiamento.
Qui vogliamo coinvolgervi in quello che è stato un nostro lavoro interno all’area tutela e prevenzione della nostra cooperativa, lavoro di ricerca e proposta metodologica e che, passo dopo passo, tentiamo di adottare nei nostri servizi educativi rivolti a minori e famiglie che vivono situazioni di fragilità, povertà educativa, criticità, conflittualità e violenza.
Prendendo spunto dalla metodologia del Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione (P.I.P.P.I.), dall’esperienza di altre agenzie educative e università che hanno proposto il modello di advocacy a tutela dei minori, e certi delle esperienze professionali di ciascun operatore sociale che lavora nei contesti famigliari fragili e problematici, abbiamo cercato di riadattare alcuni dei principi cardini sviluppando la sintesi metodologica delle “Percorso delle 5 tappe”.
La nostra metodologia partecipativa è rappresentata da 5 fasi, definite tappe: accoglienza, valutazione, progettazione, intervento e chiusura. Ciascuna di queste tappe è caratterizzata da setting diversi che a loro volta sono costruiti attraverso variabili “in movimento” che cambiano, come ad esempio: tempo, spazi, incontri, attività, strumenti che di volta in volta si sceglieranno con le persone accolte e che saranno oggetto di condivisione con la rete degli operatori. Ci basiamo sempre su un metodo di tipo partecipativo, ovvero una realtà progettuale che tende a focalizzarsi sul protagonismo, sul rinforzo positivo e sull’empowerment, oltre che focalizzarsi su un lavoro di rete che vede nel “chi fa cosa” non una semplice suddivisione degli incarichi, ma la costruzione di una visione condivisa del percorso.
I progetti educativi sono strutturati in fasi condivise con il minore, la famiglia e la rete degli operatori (servizi sociali, scuola, servizi specialistici). Tale schema di percorso viene adottato per rispettare i concetti di progressività e prevedibilità. Questi due concetti servono agli operatori per poter essere il più chiari possibili con i minori che hanno estrema difficoltà nel comprendere il “qui ed ora”, nel fidarsi di figure esterne, nel cambiare routine e quotidianità… tutti aspetti molto delicati nei minori e nelle famiglie con esperienze sfavorevoli e dolorose.
Vediamo insieme ogni punto, specificando come intendiamo differenziare per rispettare i concetti di progressività e prevedibilità:
ACCOGLIENZA - dedicata al conoscersi, all’ambientarsi, a sperimentare il tempo trascorso insieme tra operatori e famiglie, iniziare a raccontarsi e a nominare bisogni, problemi, risorse da mettere in campo. Dedicare tempo e attività volte al solo scopo di potersi raccontare significa poter introdurre la relazionalità necessaria per procedere con il percorso. In questa fase, si può iniziare anche ad introdurre aspetti di psicoeducazione rivolta alla lettura condivisa di esperienze traumatiche e difficili. Tale tappa, come tutte le altre, può essere variabile nel tempo: la durata deve essere condivisa tra operatori, rete e famiglia.
VALUTAZIONE - significa dedicare attività e incontri con il minore, con la famiglia e con la rete per mettere a confronto risorse e bisogni.
La tappa sarà condotta con attività e strumenti finalizzati all’assessment (dall’inglese, “valutazione”) del percorso, ovvero creare contesti di valutazione trasformativa rendendo le famiglie protagoniste nella costruzione dei significati del processo di valutazione. Dalla definizione delle risorse e delle problematiche emerse, alla costruzione delle basi progettuali. Questa tappa può avere tempi brevi con alcuni incontri di rete e riunioni di famiglia, come tempi più allungati per dare al minore e alla famiglia il tempo necessario di riflettere e comprendere meglio l’assessment. Ciò sarà fondamentale per la costruzione del progetto.
PROGETTAZIONE - è narrazione, confronto e scrittura, sguardi sul futuro.
Sono incontri dedicati a creare e a scrivere il proprio progetto insieme. In questa tappa l’operatore sociale svolge il delicato ruolo di facilitatore e portavoce. Diviene facilitatore per supportare il minore nella scrittura attraverso tecniche classiche e alternative come, ad esempio, lo storytelling e il photovoice PEI per immagini. Diviene anche portavoce in quanto ogni bozza di progetto dovrà essere condivisa con la famiglia e la rete, quindi raccontata e spiegata, con la presenza dell’equipe multidisciplinare per integrare i linguaggi educativi e psicologici. Finita la tappa della progettazione si compila lo strumento del progetto quadro, un modulo riassuntivo che verbalizza “chi fa cosa” tra gli attori della rete e della famiglia, indicando dei tempi condivisi sia nella fase di valutazione, che di progettazione.
INTERVENTO - è la tappa dell’esperienza, del mettersi alla prova sfruttando al meglio i risultati delle tappe precedenti.
L’intervento sarà costantemente monitorato, con cadenza condivisa in progettazione, in rete o in riunione di famiglia. Il minore e la famiglia parteciperanno periodicamente, con frequenze e modalità individuate nelle tappe precedenti. Il minore verrà accompagnato in un processo trasformativo in grado di rafforzare le sue resilienze, sperimentando il cambiamento e la crescita attraverso l’autonomia e il costante confronto con gli operatori. La famiglia sarà parte attiva, supportata nell’andare a potenziare o ricucire i legami laddove siano “frastagliati o interrotti”, a causa di esperienze faticose e traumatiche, al fine di attivare risorse e cambiamenti possibili.
CHIUSURA - è la fase del saluto, del significato di autonomia, di conquista.
Vengono organizzati dei momenti e delle attività dedicati a ripassare il percorso e il cambiamento che il minore ha sperimentato. La chiusura in altre situazioni, invece, può essere interpretata come ripartenza laddove il minore, la famiglia e la rete richiedano di rivalutare il percorso per modificare obiettivi e strategie in funzione di bisogni che cambiano nel tempo. In tal caso si ricomincia dalla tappa 2, della “valutazione”, per procedere alle fasi successive.
Contestualmente al lavoro che segue il Percorso delle 5 tappe, deve essere ugualmente importante il tempo e l’investimento di risorse per attivare, prima e durante il percorso, tutta la rete di operatori in grado di dare ciascuno il proprio contributo, sguardo e intervento specialistico. Costruire la rete e implementarla laddove non è ancora attiva, è un lavoro importante, spesso faticoso, ma elemento necessario per rendere partecipativo ed efficace ogni intervento. Spesso viene dato per scontato, ma l’esame con la realtà testimonia che nei nostri territori solo alcune situazioni “virtuose” possono godere di una buona rete che coprogettazione insieme alle famiglie.
Oltre alla rete di operatori, ne esiste un’altra altrettanto indispensabile per la riuscita di ciascun progetto educativo: la rete del territorio e la comunità educante. Lavorare con la rete del territorio è un lavoro “con”: ovvero, collaborazioni con altre istituzioni formali e informali come scuole, agenzie educative della comunità educante, e molte altre. Di volta in volta, il gruppo della rete degli operatori valuta insieme come lavorare con la rete del territorio. Gli operatori dello spazio occupazionale hanno responsabilità nell’attivazione e nel coinvolgimento della rete del territorio, svolgendo qui una funzione di facilitatore e non più di portavoce.
Lavorare investendo tempo e risorse per permettere di lavorare con e nelle reti, significa poter garantire al minore e alla famiglia un alto livello di partecipazione alla stesura del proprio progetto di vita, come cucire a più mani un abito su misura per indossare l’unicità!
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