In questo articolo Francesca Tassano ci trasporta alle origini della presenza dell’uomo sulla terra e nella natura primaria del pensiero creativo, attraverso un altro meraviglioso consiglio di lettura.
Lettura consigliata a: esploratori del mondo, educatori, genitori, insegnanti
Nell’ultima “Sosta” pubblicata lo scorso mese dal titolo “Incompiutezza” ho concluso facendo un invito a tutti i lettori: “perdiamoci un po’ dai!”. Non a caso, quella dello smarrirsi, è una pratica legata - a mio parere - alla creatività intesa nel modo che ho provato ad introdurre nell’articolo “Quello che luccica”. L’accogliere l’imprevisto, il contemplare la complessità e tutte quelle posture che professionalmente e personalmente ci permettono di avanzare in zone ancora inesplorate e di uscire dalla "comfort zone”, sono tutte pratiche che ci danno l’opportunità di ampliare il bagaglio delle esperienze, dei dati e delle connessioni nella nostra mente e nel nostro pensiero.
Recentemente, a seguito di un workshop avvenuto a Spazio B**K (una bellissima libreria milanese in quartiere Isola), ho incontrato un libro intitolato “La vocazione di perdersi - Piccolo saggio di come le vie trovano i viandanti” di Franco Michieli, con le suggestive illustrazioni dell’artista Andrea Casciu. Da questo incontro nasce il mio consiglio di lettura per questa sosta di maggio:
Franco Michieli è un grandissimo esperto di lunghi tragitti effettuati a piedi e vissuti in autonomia, ha percorso vasti territori senza mappe e senza strumenti artificiali per l’orientamento. Ciò lo rende un esploratore, nel vero senso della parola! Oltre ad essere anche un ricercatore dei significati dell’esplorazione.
Il suo breve scritto parte da una semplice concezione:” l’andare a perdersi fuori dalle vie note e in luoghi sconosciuti aveva ed ha un’attrattiva vitale: nasce dallo stimolo innato all’esplorazione, comune a tutti gli esseri viventi, animali, uomini e piante (anch’esse esplorano, pur con metodi diversi). In natura il tempo dedicato all’esplorazione, non ha un obiettivo utilitario immediato: consiste nell’andare alla scoperta di cose ignote che si trovano vicine o lontane, con il solo scopo di conoscerle: prima o poi verranno utili. Nel farlo è lecito “perdersi”: venendo meno agli abituali riferimenti, si è stimolati ad acquisirne di nuovi, e intanto il caso favorisce incontri interessanti.”
Michieli continua sottolineando come generalmente si pensi che abbandonare un percorso conosciuto sia rischioso o che possano presentarsi pericoli imprevisti, ma queste cose possono accadere anche restando sul proprio sentiero e, sempre facendo riferimento alla storia naturale, sottolinea come non possedere curiosità attiva per l’ignoto “rappresenti un rischio molto più grave e letale di quello di perdersi… accontentarsi di basare il proprio vivere sull’abitudine o sulle tradizioni, senza mettere personalmente alla prova dell’esperienza ciò che si sa, e altro che ancora non si sa, rende incapaci di intravedere dove porta nel tempo il proprio stile di vita, e di cambiarlo quando un serio mutamento ambientale impedisce di mantenere i comportamenti sviluppati in precedenza.”
Ora, lui parla di sentieri, di camminare ed esplorare nel senso più concreto del termine, ma nello stesso tempo, ne allarga la sfera di significato. L’incipit del libro dice “La bellezza misteriosa dell’orizzonte bianco di neve, ondulato e disabitato, gelido e luminoso, disteso intorno a noi in ogni direzione, non dipende dalla sua estetica e nemmeno dalla sua potenza, ma dall’infinità di storie che là dentro potrebbero avvenire e coinvolgerci.”
Come non fare il parallelismo con i nostri contesti educativi che guardano alla complessità come elemento rilevante, che sono crogiolo di vite, pensieri e visioni, insieme a tutta la terminologia legata al mondo del viaggio che accompagna le nostre attività “didattiche”.
Parole come “percorso, sperimentazione, esplorazione, scoperta”, unite a termini come “attività, formazione, crescita, progettare”, sono tutte espressioni che rimandano all’idea di movimento o di azione e mi viene da pensare che forse la radice della nostra creatività si trovi proprio nelle esplorazioni dei primissimi uomini sul pianeta. Come racconta Micheli, “…nello spazio di quegli orizzonti antichi che varcavamo non c’erano strade; non c’erano sentieri umani né cumuli di pietre a segnare una via; nessuna torre o fortezza si ergeva su colli lontani a palesare una meta…”
Crescere, in parole semplici, è un po’ come aggiungere un nuovo pezzo; e un pezzo nuovo come lo si trova? Cercando in posti diversi, perdendoci, aggiungendo punti di vista inconsueti, ponendoci domande insolite sul nostro agire, vivendo situazioni nuove senza i punti di riferimento abituali - magari provando a fare cose in maniera diversa da come facciamo solitamente - e senza fretta di rientrare nell’ordinario, cercando di sostare nella situazione scomoda per riuscire a comprendere nuove sensazioni e dando modo alle nostre risorse nascoste di uscire. Emergeranno degli elementi ignoti e a volte irrazionali, che andranno a prendere parte al nostro bagaglio e che potranno essere utili o riemergere in altre situazioni… e così via fino a costruire una nuova direzione. Ed è qui che si manifesta anche la creatività.
Concludo riportando un ultimo passaggio del libro di Michieli:
“…quali esseri viventi possediamo una sensibilità colma di sfaccettature, una rete di sensi che mette in relazione percezioni complementari, un’immaginazione che va oltre il visibile, una cultura in grado di riconoscere significati in scenari sconosciuti…”
Rinnovo quindi l’invito ad esplorare ed esplorarci, in tutte le declinazioni che questi miei interventi stanno evidenziando; per nutrire la nostra capacità creativa e vivere la libertà di perdersi come un’occasione per trovare e, perché no, “essere trovati dall’inaspettato”.
Ispirazione: Viaggi e grandi esploratori
Attività: esercitare la libertà di perdersi provando a declinare in autonomia questo concetto, in attesa del racconto di qualche esperienza nella prossima pubblicazione.
Libro:
“La vocazione di perdersi - Piccolo saggio su come le vie trovano i viandanti”
di Franco Michieli, Ediciclo Eeditore
Consigliato per stimolare un’attitudine alla curiosità e alla libera ricerca, questo volume racconta come perdersi e imboccare una strada imprevista sia un buon modo per rinnovarsi, recuperando le capacità di orientamento e la dimensione spirituale che nasce da questa straordinaria esperienza.
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