Di Francesca Tassano
Nella rotta creativa di questo mese l’atelierista Francesca Tassano ci propone alcuni metodi per favorire e sostenere il pensiero creativo di bambine, bambini, ragazze e ragazzi.
Lettura consigliata a: genitori, educatori, insegnanti
Come ogni mese la rubrica “Rotte Creative” torna per parlare di creatività, offrendo spunti funzionali ad esplorare questo campo che spesso viene associato esclusivamente a esperienze pratico-artistiche ma che in realtà comprende uno scenario molto più ampio. Come introdotto nell’articolo “Quello che luccica”, la creatività è una modalità di pensiero che procede attraverso connessioni di idee, circostanze e pensieri, in grado di generare concetti, scoperte e invenzioni nuove. Nel precedente intervento abbiamo anche parlato di come esercitare la creatività trovando diversi approcci alla realtà, utili per costruire nuove letture del quotidiano.
Oggi continuiamo il nostro viaggio facendoci solleticare da una domanda:
Le strategie sono sicuramente tante e differenti a seconda dell’età e si possono includere nell’idea di contesto: contesto educativo, contesto di apprendimento, ambiente generativo. Credo che pensare al contesto in cui accogliamo gli altri sia un importante segno di attenzione e un primo passo di cura verso la relazione.
Ma andiamo per punti…
Come indica Treccani, è “l’insieme di circostanze in cui si verifica un atto comunicativo”. Tali circostanze possono essere linguistiche o extra-linguistiche. E cosa c’entra tutto questo con la creatività?
È proprio nel rapporto con lo spazio, nella relazione con gli altri, con gli oggetti e con gli elementi in esso contenuti che costruiamo il nostro bagaglio di conoscenza. Sarà quella conoscenza a fare da fertilizzante per le capacità generative e creative del pensiero… sto semplificando molto, ma desidero introdurre questo tema e porlo come uno dei punti di riferimento dei nostri percorsi creativi. Partiamo dal pensare al contesto come un insieme di circostanze in cui si verifica un atto comunicativo; a tal proposito, anche un libro potrebbe essere definito contesto, come anche una persona, un’immagine, un ambiente: in pratica è il territorio in cui ci muoviamo! Mi piace pensare a quel “ci” non solo nell’ottica della relazione tra individui, ma anche a un “ci” che comprenda corpo, mente e pensiero come componenti interconnesse in ciascuno di noi grazie alle quali ci relazioniamo all’ambiente attraverso il movimento, il tatto, lo sguardo, lo spirito, le sensazioni fisiche ed emotive, il desiderio di conoscenza e molto altro…
Capirete che la somma di tutti questi aspetti, unici per ciascuno di noi, unita a quelli di tutti, unita a tutte le combinazioni di contesti possibili, faccia intuire la complessità in cui siamo immersi. Credo che questo, specialmente per chi è genitore, insegnante o educatore, sia un aspetto da tenere ben presente. Se abbiamo l'obiettivo di accogliere, favorire e contribuire a generare il più possibile lo sviluppo del pensiero creativo, dobbiamo pensare a situazioni in cui sia contemplata la molteplicità degli accessi alla conoscenza e le possibilità di connessioni a disposizione, perciò un contesto, in tutte le accezioni in cui si manifesta, deve avere una componente di apertura.
Tenete bene a mente questa tematica perché tornerà spesso a trovarci nei futuri interventi della rubrica. L’apertura, infatti, vista in questa dimensione, genera moltissime riflessioni che diventeranno traiettorie possibili.
Partirò da un’idea di contesto a cui mi ispiro spesso nel progettare attività con i bambini, la stessa utilizzata negli atelier attuati per le scuole di Reggio Emilia che seguono il Reggio Emilia Approach.
Nel libro “Atelier aperto” curato da Sabrina Bonaccini per Edizioni Junior, leggiamo un’interessante analisi dell’atelier inserito nel contesto educativo delle scuole dell’infanzia di Reggio e delle varie forme che esso può assumere a seconda del tipo di focus tematici che vengono approfonditi. Trovo che i valori fondanti che stanno all’origine di queste proposte possano essere adottati e trasformati in buone pratiche anche nelle nostre situazioni quotidiane. Ecco un estratto del testo introduttivo che può dare l’idea:
“Riconoscere il valore dell’atelier e dell’atelierista all’interno del progetto pedagogico significa valorizzare il ruolo dei molteplici linguaggi e dell’estetica nei processi di conoscenza di adulti e bambini e nella vita in genere, secondo una concezione laica della creatività che non ha a che fare con competenze straordinarie, ma è una possibilità che deve essere praticata nella quotidianità.”
Qui viene introdotto anche un altro tema a me caro, ovvero la relazione estetica con il contesto, cioè la relazione che avviene attraverso i sensi. E poi continua:
“I bambini non hanno bisogno di abbandonare la sensibilità, l’immaginazione per costruire la ragione e per questo sosteniamo che oggi più che mai l’atelier svolge per i bambini e per gli adulti un ruolo di trasgressività e di “rottura” verso il pensiero omologante, verso gli schemi già dati e predefiniti e di apertura verso la creatività e il mondo delle possibilità”
Voi adesso direte, ok, ma come lo metto in pratica?
Proverò qui a dare qualche piccolo consiglio concreto per iniziare a piccoli passi e implementare la gamma di proposte attive. L’esercizio che segue si chiama “Nell’astuccio” e per renderlo più chiaro l’ho suddiviso in piccoli step, in questo modo identificheremo più facilmente i vari momenti di sperimentazione.
Iniziamo esaminando semplicemente l’astuccio scolastico dei nostri figli o alunni assieme a loro. Esso conterrà sicuramente dei materiali traccianti, tipo matite, penne, pastelli, pennarelli, evidenziatori e altro del genere.
1. SEGNI - Ogni elemento può essere esplorato chiedendosi, ad esempio, quante tipologie di segni differenti può produrre la stessa matita o lo stesso pennarello (ecco un primo accesso!).
2. MOVIMENTI – Da qui si potrà procedere con rigore alla sperimentazione grafica dei materiali traccianti impugnandoli in modi diversi o compiendo movimenti differenti nell’atto di tracciare (un secondo accesso).
Riuscite ad individuare l’approccio all’apertura in questa attività? Sta proprio nella richiesta iniziale, che propone una ricerca in cui non vi è un esito predefinito e uguale per tutti, ma pone le premesse per un’esperienza destinata ad evolvere. Questa piccola attività rappresenta un momento di rottura degli schemi a cui siamo abituati per cui si presuppone che i materiali vadano usati in un solo e unico modo. Tendenzialmente, infatti, si fa un disegno a matita, poi si colora senza uscire dai contorni con pennarelli o pastelli… con questo esercizio invece, stiamo sperimentando in maniera del tutto nuova e che può portare ad una analisi e consapevolezza successiva. E qui introduciamo il prossimo step:
3. OSSERVAZIONE E DIALOGO - Una volta seguiti i passaggi precedenti, possiamo fermarci ad osservare (ecco un’occasione per un altro accesso) il risultato di questi esperimenti con i materiali traccianti dell’astuccio e introdurre il dialogo (siamo arrivati al quarto accesso), lasciandoci condurre da qualche domanda tipo:
“cosa mi viene in mente osservando quella traccia? Che nome potrei dare a quel gruppo di segni?”
Scopriremo diverse caratteristiche del segno (leggero, pesante, sottile, spesso…) e potremmo introdurre anche parole nuove al vocabolario personale! Un gruppo di tracce, ad esempio, può essere un “garbuglio”, un “tratteggio”; oppure i segni possono “fluttuare”, “oscillare” e così via.
4. ASCOLTO RECIPROCO - Se poi si riuscisse a curare l’ascolto reciproco (accesso), tutte le cose che emergeranno otterranno risonanza espandendosi.
I diversi segni messi in sequenza in base alle caratteristiche evidenziate possono diventare un racconto, poesie di segni e parole o molto altro. Si può creare anche una sequenza ritmica, si possono registrare i suoni emessi mentre si traccia e comporre qualcosa, oppure, una volta scoperto che usando in un certo modo la penna escono segni che danno senso di morbidezza, perché non posso rappresentare così il manto di una pecora invece di disegnare una sagoma con la matita e colorarla?
Abbiamo sempre la possibilità di costruire un contesto generativo evolvendo un’attività, introducendo nuove domande, supporti e formati differenti su cui agire. Si può iniziare dedicando a questa esplorazione uno spazio settimanale di un’ora, che può crescere se lo ritenete necessario. È una cosa semplice, ma spesso sono proprio i piccoli passi ad aprire la strada!
Nel successivo articolo di rotte creative condividerò una pillola di approfondimento al tema del contesto lanciato in questa lettura, assumerà i connotati di una connessione che ne ribalterà lo sguardo. Siete curiosi?
Buona sperimentazione e alla prossima rotta!
Ispirazione: Reggio Children Approach
Attività: esplorare l’astuccio
Libro: “Atelier aperto”, Sabrina Bonaccini - Edizioni Junior
Grazie al tuo aiuto possiamo fare molto per le persone e la comunità: ogni tassello è importante per noi!
Dona ora