In questi ultimi anni il nostro Paese sta assistendo alla vasta diffusione di un fenomeno per cui un numero crescente di adolescenti abbandonano la scuola e progressivamente si ritirano da ogni contesto sociale, fino a rinchiudersi nella propria cameretta limitando i contatti con l’esterno per rifugiarsi, spesso, nel mondo virtuale.
I primi campanelli dall’arme già dal 2015, con casi non così isolati e in forte aumento, come segnalato dall’Associazione Nazionale di informazione e supporto sul tema dell'isolamento sociale giovanile. I numeri sono cresciuti in seguito alla situazione pandemica e i conseguenti lockdown. Si tratta di un fenomeno in forte crescita, per questo è doveroso chiedersi quale impatto sta avendo sui giovani, sulle famiglie e sul fenomeno dell'isolamento sociale volontario, detto "hikikomori".
Il termine arriva dal Giappone, dove, negli anni ’80 il Dottor Saito Tamaki coniò il termine che significa “isolarsi, chiudersi, ritirarsi” in riferimento ad un gruppo di ragazzi che, accusando un malessere scolastico, abbandonavano progressivamente ogni contesto sociale, sino alla reclusione in ambito domestico. Tale condizione è denominata in inglese “social withdrawal” e in italiano “ritiro sociale”.
In adolescenza il senso di solitudine e d’inefficacia può portare all’abbandono prematuro del percorso scolastico e all’allontanamento dal mondo sociale. Il ritiro è spesso accompagnato da vissuti di vergogna, impotenza e confusione e può portare ad un graduale disinvestimento nelle proprie risorse e nelle relazioni interpersonali.
Anche se l’emergenza sanitaria sembra finire, è importante non sottovalutare i segnali d’allarme inviati dai ragazzi in un’ottica trauma informed. Secondo la Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (SINPIA), l’aggravante è stata senza dubbio la pandemia e tutto quello che ha comportato: lockdown, mancate relazioni sociali e DAD. In meno di dieci anni è raddoppiato il numero dei bambini e dei ragazzi seguiti nei servizi di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza, con una prevalenza di accesso 4 volte superiore a quella dei servizi di salute mentale adulti e 8 volte superiore a quella dei servizi per le dipendenze patologiche.
Su questi dati concorda anche Unicef Italia, che in uno dei suoi ultimi rapporti, sottolinea come a livello mondiale 1 adolescente su 7 presenta problemi di salute mentale. L’ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi diagnosticati:
«Mentre il Covid-19 entra nel suo terzo anno, l'impatto sulla salute mentale e il benessere dei bambini e dei giovani continua a farsi sentire. Secondo gli ultimi dati disponibili dell'Unicef, a livello globale, almeno 1 bambino su 7 è stato direttamente colpito dai lockdown, mentre più di 1,6 miliardi di bambini hanno perso parte della loro istruzione. L'interruzione della routine, dell'istruzione, delle attività ricreative, così come la preoccupazione per il reddito familiare e la salute, rende molti giovani spaventati, arrabbiati e preoccupati per il loro futuro»,
si legge nel report.
Ne “Il Libro dell’Anno 2021” edito da Treccani, Il Professor Stefano Vicari riporta:
«Crisi di rabbia improvvise, cambiamenti repentini dell’umore e difficoltà nell’addormentamento sono tutti segnali che bambini e ragazzi possono lanciare in caso di difficoltà psicologica. Non sono da sottovalutare nemmeno improvvisi sintomi somatici quali, ad esempio, mal di testa o mal di pancia, che soprattutto tra i bambini più piccoli costituiscono il segnale di una somatizzazione del proprio dolore mentale. Ai genitori diciamo non vergognatevi e non abbiate paura di chiedere aiuto a personale esperto: prima si interviene e minore sarà il rischio che le difficoltà psicologiche manifestate dal bambino o l’adolescente si cronicizzino e diventino gravi. Il tempo che stiamo vivendo passerà, portando via con sé ansie e paure: gli effetti di quanto vissuto probabilmente accompagneranno i nostri ragazzi ancora per un po’. Spetta a noi adulti aiutarli concretamente, sostenendo la legittima richiesta di salute e felicità che quotidianamente ci rivolgono».
Durante il Convegno annuale promosso dal Centro Come.te a dicembre 2021 sono intervenuti professionisti d’eccezione che si sono confrontati proprio su queste tematiche. L’appuntamento della scorsa edizione prevedeva un panel talk sull’attualissimo tema, esplorandolo a 360° e sotto i punti di vista di differenti fasce di età, ruoli sociali e professioni: “Houston abbiamo un problema - Vivere e lavorare nel trauma collettivo: cambiamenti e nuove sfide in tempo di Covid 19"
In questo convegno si è cercato di dare risposta a molti interrogativi, analizzato il trauma di un lutto, della malattia, dal senso di solitudine e abbandono, ma anche delle criticità quotidiane legate ad eventi importanti come la perdita del lavoro, violenze in famiglia, sofferenza psichica e comportamenti autolesivi. Fra gli spunti di riflessione forniti, alcuni case study riportati dall’équipe del Centro hanno aiutato a far emergere riflessioni condivise e costruttive su tre tematiche particolari, quali paure, limitazioni e sguardi sul futuro, per arricchire sempre nell’ottica interdisciplinare che caratterizza la philosophy di Centro Come.Te:
Lodi, febbraio 2021, esattamente un anno fa: Centro Come.Te de Il Mosaico Servizi pensa e istituisce un servizio dedicato proprio a preadolescenti e adolescenti in ritiro sociale e/o scolastico, plasmandolo sulle necessità di ogni delicata fase, dalla presa in carico a un metodo di intervento in condivisione con il minore stesso e la famiglia.
L’analisi necessaria del periodo che stiamo vivendo e l’importanza di porsi punti interrogativi sull’argomento, porta ad una continua crescita del servizio che oggi, a distanza di un anno, prosegue perfezionandosi sempre più negli strumenti di approccio e lavoro, risultato di una ricerca in piena evoluzione.
Gli adolescenti e le loro famiglie possono usufruire dell’assistenza negli spazi riservati di Centro Come.Te e Officine21, preparati dalla Cooperativa per accogliere e soddisfare tutte le esigenze del caso.
La presa in carico degli adolescenti con fobia scolare e/o ritiro sociale presso il Centro Come.Te prevede un approccio integrato che, a seconda della specifica situazione, può coinvolgere diversi operatori: psicologi psicoterapeuti, educatori, neuropsichiatra infantile. Il lavoro con la famiglia e la costruzione della rete con altri Enti (UONPIA, Scuola, altre ETS, Servizi Sociali, ASST, CPS, ecc.) o con professionisti esterni (come ad esempio il Pediatra) sono due aspetti importanti del nostro approccio.
Fondamentale è una prima fase di accoglienza e di accurata valutazione psicodiagnostica con l’adolescente e la famiglia, con colloqui in sede, online o domiciliari, qualora l’adolescente non sia disponibile ad uscire di casa.
Successivamente si concorda un percorso condiviso e partecipato che può prevedere:
Supporti psicoterapeutici per la famiglia, con uno spazio ad hoc per l’adolescente.
Interventi educativi domiciliari e di inclusione territoriale per agganciare l’adolescente e facilitare il reinserimento scolastico e sociale.
Spazio occupazionale a Lodi presso Officine21 con attività laboratoriali individuali o in piccolo gruppo, quali atelier artistici/creativi, laboratori autobiografici e di storytelling, cucina, giardinaggio e attività per implementare le autonomie.
Approfondimenti clinici con un neuropsichiatra di riferimento.
Prestazioni infermieristiche qualora richieste.
Per informazioni, domande sul servizio dedicato a preadolescenti e adolescenti in ritiro sociale, rivolgersi ai seguenti contatti:
TEL.: 0371 940500
CELL.: +39 348 5013850
Laura Madonini - Psicologa psicoterapeuta
Francesco Cavalli - Educatore
Silvia Cella - Content creator
Studio Rhum - Video editing
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