Di Francesca Carnieletto
In questo articolo Francesca Carnieletto continua il percorso di allenamento alla flessibilità psicologica, parlando del processo di defusione cognitiva come una scelta consapevole e proponendo un esercizio esperienziale ai lettori.
Lettura consigliata a: genitori, famiglie
Oggi riprendiamo l’allenamento alla flessibilità psicologica, incominciando a parlare della fusione cognitiva e del processo opposto, la defusione. Se invece vi siete persi la puntata precedente, vi invito a cliccare qui.
Per parlare della defusione, dobbiamo partire dal concetto di fusione cognitiva. Quest’ultima è un processo fisiologico che caratterizza pressoché ogni momento della nostra vita. Accade ogni volta che ci affidiamo a un pensiero per mettere in atto una qualsiasi azione.
Giusto i primi giorni del mese scorso pensavo: “domani è il primo giorno di scuola, tutti accompagneranno i bambini e ci sarà più traffico. Sarà bene uscire di casa almeno un quarto d’ora prima del solito”. Da questo pensiero ne è derivato un ringraziamento speciale alla mia mente: il fondermi con questa idea è stato davvero utile per arrivare in tempo al suono della prima campanella dell’anno dei miei figli! Fin qui, senza dubbio, non vi è nulla di rivoluzionario, certo. C’è però un punto su cui vogliamo riflettere. Non sempre purtroppo ci “fondiamo” con i pensieri utili, come quello che mi ha suggerito di muovermi per tempo. Prendiamo in analisi la mia video pillola “Essere genitori - PARTE 2” in cui vi parlo del funzionamento della mente:
Saprete sicuramente che una delle specialità della nostra mente è proprio quella di farci immergere in un incessante flusso continuo di giudizi e confronti, specialmente quando le cose non vanno bene…
Mi spiego meglio: l’altro giorno durante la terapia, Anna mi raccontava che, di fronte alla dimenticanza del figlio Marco riportata con solerzia dalla maestra, ha pensato <<sono proprio una pessima madre!>>. Fusa con il pensiero, Anna si è scoraggiata ulteriormente, incrementando il livello di controllo sui quaderni del figlio, senza mancargli una bella ramanzina per il suo comportamento poco attento. Marco per qualche minuto l’ha ascoltata, ma poi le ha risposto male, innescando una violenta discussione. Il risultato? Entrambi sono andati a letto senza salutarsi.
Situazioni come queste sono molto frequenti, a volte passano del tutto inosservate, altre finiscono per esacerbare la nostra sofferenza emotiva e quella delle persone care.
Potremmo definire “storie” tutti quei pensieri che ci ripetiamo nella testa e che, anziché farci andare nella direzione dei nostri valori, ci spingono sempre più lontani da essi. “Non sono una buona madre” è la “storia” di Anna, ma è solo uno dei tanti esempi di storie possibili, come “Non valgo abbastanza”, “Tanto non cambierà mai niente”, e così via. Le storie che vi sto suggerendo ora non è detto che siano anche le vostre; tuttavia, rappresentano il 95% delle persone al mondo che finiscono con il fondersici… io per prima!
Ecco, è proprio in questo contesto che si va ad inserire il nostro pilota automatico, ovvero la risposta automatica alle situazioni, in reazione a determinati stimoli: anziché scegliere di agire in maniera consapevole e secondo ciò che è importante per noi, è il pilota che è in noi a prendere le decisioni.
Ecco perché ho preparato un nuovo esercizio che vi permetterà di notare le vostre “storie” più frequenti e di agire in maniera più consapevole.
Vi propongo questo esercizio, semplice e veloce, con cui potete allenarvi tutte le volte in cui sentite che le vostre azioni non stanno andando nella direzione dei vostri valori.
Per farlo, potete scegliere se farlo “a mente”, stampare l’immagine qui sotto su un foglio A4, oppure procedere con un foglio a vostra scelta.
1. Prendetevi qualche minuto di tempo.
2. Provate a pensare alle “storie” con cui più spesso finite per “fondervi” e descrivetelo nel campo "STORIA"
3. Cosa succede dopo aver innescato questa “storia”? Descrivetelo nel campo “CONSEGUENZA”
4. Ora, osservando quanto avete analizzato e scritto, avendo una visione ampia della situazione, provate a dare un titolo alla vostra “storia”, e se vi aiuta, anche un sottotitolo. Potete scriverlo direttamente nel ciak, se volete potete anche inserire il vostro nome (nel campo “REGISTA”) e la data, per tenere traccia del vostro percorso.
Individuare la vostra “storia” e le conseguenze innescate da essa, vi aiuterà ad essere più consapevoli e quindi a scegliere se agire con il pilota automatico, oppure secondo i vostri valori.
Ricordate che per sperimentare un reale cambiamento, è necessario allenarsi con costanza!
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