Un articolo a quattro mani scritto da Francesca Tassano e Paola Denti, per approfondire il concetto di esplorazione negli ambienti domestici e scolastici. Alcuni spunti per diventare tutti “esploratori del mondo” e accompagnare i bambini nelle loro scoperte.
Lettura consigliata a: genitori, educatori, insegnanti
Eccoci qui, ad un nuovo appuntamento virtuale, che abbiamo deciso di condividere Paola Denti e io, visti i punti di incontro tra le nostre esperienze circa gli argomenti considerati.
Sulla scia dell’ultimo consiglio di lettura nell’articolo di Maggio “La libertà di perdersi” , vorrei sostare sul tema dell’esplorazione per vedere in che modo il concetto del perdersi possa trovare possibilità di applicazione nella quotidianità e raccontare piccole esperienze vissute con mio figlio - all’epoca di 5 anni - che , a mio parere, si inseriscono in questo discorso. Si tratta di piccole esperienze domestiche che aiutano ad affinare lo sguardo, a conoscersi meglio e a trovare nuovi modi di vivere il dialogo e il rapporto con i propri figli. Paola Denti porterà la sua esperienza di insegnante raccontando come l’esplorazione può declinarsi in un contesto di apprendimento.
L’azione di esplorare porta con sé l’idea del non conoscere, generalmente si esplora un’area, uno spazio, ma anche una situazione, un’emozione con l’intenzione di acquisire nuove informazioni e conoscenze sulla stessa. Esplorare è aggirarsi, quindi, in un territorio di cui si ignorano le coordinate… proprio come quando ci si perde!
Oltre a questo, l’esplorare in sé è accompagnato da una speciale postura che comporta attenzione per tutto quello che è presente nella zona esplorata, si instaura un rapporto con l’ambiente atto a captare inedite opportunità di conoscenza che contribuiscono a vivere un’esperienza di relazione con lo spazio intorno (vedi John Dewey e il valore dell'esperienza nell'educazione all’arte).
La particolare tensione e predisposizione ad attivare più recettori possibili per imparare a orientarsi in un contesto sconosciuto può essere una chiave di apertura a nuove connessioni e collegamenti mentali molto preziosi per lo sviluppo delle capacità creative.
Non è semplice, occorre fare un piccolo salto mentale e osservare lo spazio come se avessimo degli occhiali con lenti speciali, che ci fanno vedere una realtà modificata. Per indossare questi simbolici occhiali possiamo usare dei pretesti e qui di seguito ve ne propongo due tra tanti.
1. La cornice esplorativa
Il primo pretesto di sperimentazione che vi voglio proporre è di natura pratica: create una piccola cornice quadrata, rettangolare o circolare, magari con un cartoncino. Provate a tenerla fra le mani, facendola passare dagli angoli alle superfici più insolite e provate a soffermarvi a guardare il piccolo spazio che risulta incorniciato: coglietene quei dettagli che magari, a uno sguardo abitudinario, vi sarebbero sfuggiti.
2. Uscire dagli schemi
Il secondo pretesto di sperimentazione, è quello di provare a porsi una domanda prima di partire per un’esplorazione. Una domanda che magari sia in grado di farci uscire dagli schemi, mentre cerchiamo la risposta; ad esempio “se fossi una farfalla, su quale oggetto mi poserei? Andiamolo a cercare!”. Sulla base di questo, possiamo inventare tante altre domande che possono, da un lato, guidare la nostra curiosità, dall’altro, aprono la mente a una nuova dimensione.
Le esplorazioni possono essere di vario tipo a seconda dell’interesse o della situazione del momento: si possono osservare le stanze di casa o il giardino, ma anche, ad esempio, cercare una via fra le parole e le immagini di un libro, nella cesta dei giochi e così via… con mio figlio ho fatto esperienze simili esplorando il piccolo giardino di casa: l’input più gettonato prima della partenza era: “andiamo a caccia di tesori extraterrestri!”. E’ incredibile la quantità di “ritrovamenti del terzo tipo” che si possono fare! Eccone alcuni dei nostri:
L’aver indirizzato la nostra ricerca con una domanda iniziale, ha innescato nuovi sguardi grazie ai quali abbiamo concentrato la nostra attenzione su varie tipologie di elementi: alcuni rientranti nell’ambito degli elementi naturali, altri nell’ambito dell’artificiale.
Un aspetto importante, soprattutto per noi adulti, è quello di porsi in ascolto e dialogo alla pari cercando di orientare le nostre azioni e osservazioni sulla base delle osservazioni dei bambini e dare seguito alle loro ipotesi, soprattutto nel momento in cui cerchiamo questo tipo di esperienze con loro.
Non c’è fretta, non c’è didattica, non c’è l’obbligo di arrivare a un risultato, non c’è giusto o sbagliato.
Così facendo nasce un dialogo quasi poetico, fatto di accostamenti di elementi disparati: durante l’esplorazione “aliena” con mio figlio, ho assecondato e seguito il suo desiderio di incastrare un rametto di legno in un mattoncino di Lego, da qui sono nati piccoli assemblaggi che in seguito ho ribattezzato “piccole poesie”. E’ un gioco che ogni tanto facciamo, magari cambiando la domanda iniziale, ma lo spaesamento che provo è simile in tutte le esperienze!
Un’altra volta, abbiamo raccolto foglie secche di fico che, sistemate poi sul tavolo, ci sono sembrate un alfabeto segreto ed illeggibile:
oppure abbiamo creato un mercatino dell’immaginario per i vicini esponendo in giardino una sorta di bancarella (una semplice asse di legno posizionata sul muretto) su cui abbiamo sistemato le cose più interessanti trovate, e per ogni elemento esposto un piccolo cartello con scritto di cosa si trattava, ad esempio: dal momento che le macchie su una foglia che stava seccando ci sembravano l’immagine di un territorio abbiamo chiamato la foglia “Mappa”, un mattone sbriciolato era “Peperoncino”, ma ci siamo spinti anche verso cose più poetiche come i petali di fiore di albicocco sono diventati “Delicatezza da tenere in mano”. Poi abbiamo invitato i vicini di casa in giardino a vedere il nostro mercatino proponendo anche un baratto con elementi analoghi trovati nei rispettivi giardini. I vicini, dopo un primo momento di perplessità, si sono calati nello spirito giusto e ci siamo divertiti molto!
Le possibilità di provare esperienze analoghe allo smarrimento e sperimentare la sensazione di attivare percezioni nuove, possono trovarsi anche nei luoghi della quotidianità e l’esperienza è sicuramente più stimolante se lasciamo che a guidarci sia un bambino.
A tal proposito è Interessante il libro “Brevi lezioni di meraviglia” di Rachel Carson, in cui leggiamo il racconto delle escursioni che l’autrice fa in compagnia del nipote di tre anni. In questo breve scritto Rachel Carson spiega che un bambino ha bisogno di almeno un adulto con cui vivere questo tipo di esperienze, purché l’adulto adotti l’atteggiamento del bambino.
Per avere qualche suggestione in più circa il ruolo della meraviglia nelle esperienze di esplorazione e scoperta, vi invito a leggere quanto scritto dalla mia co-pilota del mese, Paola Denti, alla quale passo ora il testimone…
L’immagine dei bambini come giovani esploratori è ampiamente diffusa in questi tempi. Il loro modo di scoprire e ricercare ricorda molto quello degli esploratori scientifici. Incoraggiare i bambini alle loro personali esplorazioni, permette di costruire le proprie epistemologie. Proviamo a pensare: tutto ciò che li circonda diventa oggetto di esplorazione, partendo dalle cose più semplici, come ad esempio il cibo. A questo proposito, a volte, con la frutta creano delle composizioni. A voi non ricorda un mandala?
Succede così anche con il materiale destrutturato e spesso lasciamo che siano loro a documentare il lavoro svolto: se diamo loro la possibilità di scattare delle foto, sono in grado di catturare particolari suggestivi.
Altre volte sono le immagini trovate sugli albi illustrati a creare connessioni in grado di fare uscire dalle pagine ciò che è stato osservato…
Queste esplorazioni avvengono in modo naturale, ma possiamo tenere a mente alcune delle regole più importanti per tutti gli esploratori:
Conoscete Keri Smith ? E’ un'artista concettuale canadese e autrice di numerosi libri e app bestseller sulla creatività. Gli scritti della Smith ci aiutano a capire meglio il concetto di esplorazione e quali sono le sue implicazioni in ambito educativo.
Nell’esplorare, il bambino si torva inserito in un flusso di pensieri e di esperienze che lo appassionano e lo spronano a ricercare nuovamente, a porsi delle domande, a ipotizzare e ad arrivare a conclusioni che potrebbero essere sbagliate, ma che lo portano a ricominciare. Tutti questi passaggi arriveranno poi ad apprendimenti nati dal suo stesso interesse. L’esplorazione porta perciò a perdersi nell’osservazione dei materiali, dei loro usi inusuali, ma anche perdersi nella natura. L’adulto che accompagna il bambino diventa anch'esso “esploratore del mondo”. In tutti questi passaggi si stimola la curiosità del bambino e si permette di raggiungere il pensiero riflessivo.
A questo proposito vorrei riportare alcune esperienze vissute alla Scuola dell’infanzia Robirò gestita da Il Mosaico Servizi, in cui sono educatrice di diversi gruppi di bambini.
Nell’anno scolastico 2021-2022 nell’ambito della manifestazione nazionale #ioleggoperchè, è stata proposta un’esperienza di lettura all’aperto. Come luogo dell’evento si è scelto lo storico parco Isola Carolina, situato nel centro della città di Lodi. I bambini che hanno partecipato sono stati equipaggiati con uno speciale kit per l’esplorazione, contenente tutto il necessario per partire per la missione proposta: esplorare la natura circostante con lente di ingrandimento, taccuino, matita e gessi colorati alla mano!
Con i gessetti colorati abbiamo sperimentato diverse texture, collezionandole nei taccuini di ogni bambino e raccolto foglie e materiale naturale per permettere osservazioni successive.
La sola osservazione dei materiali porta con sé una voglia di sperimentare, così lo scorso anno alcuni bambini della scuola hanno voluto provare a piantare un chicco di mais nella terra, bagnarlo e osservare il risultato nel tempo.
Il risultato? Sguardi stupiti hanno osservato la nascita delle piantine!
Proprio in questi giorni è partito un nuovo esperimento tra le mura della scuola: un seme di mela è stato inserito in abbondante acqua. Siamo ora in attesa di sviluppi…
Consigli di lettura: “Come diventare un esploratore del mondo” - Keri Smith
“Brevi lezioni di meraviglia” - Rachel Carson
“Le più piccole cose. L’esplorazione come esperienza educativa” - Monica Guerra
Attività: “La scatola dei tesori” - Provare ad osservare materiali, sia artificiali che naturali, e collezionarli in un contenitore da poter tenere e aggiornare nel tempo con oggetti che stimolano la nostra creatività o che semplicemente ci piacciono.
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