Di Francesca Tassano
In questo articolo l’atelierista Francesca Tassano racconta il progetto portato avanti in una scuola primaria, apparentemente un laboratorio sul disegno, ma leggendo tra le righe o, meglio, tra i segni, è forse qualcosa di più…
Lettura consigliata a: insegnanti, genitori, esploratori curiosi
Il mio pallino per la poesia e quello che le gravita attorno è sfociato in una proposta progettuale ad una scuola che voglio iniziare a raccontare…
Proprio quest’anno, tramite il Il Mosaico Servizi, ho iniziato un progetto con tutte le classi della scuola primaria di Casalmaiocco (LO), si tratta di un laboratorio sul disegno che, in realtà, si occupa di quello che troviamo prima del disegno. Il titolo dell’attività è “IL DISEGNO COME FA?” e, come spiego ai bambini, non ha nulla a che vedere con “il disegno come SI fa”! Infatti, il laboratorio è proprio incentrato sul capire cosa leggiamo, sentiamo e vediamo del disegno, oltre al soggetto rappresentato.
Non si tratta di un corso di disegno canonico ma di un laboratorio che mette in atto dei processi di ricerca; l’impostazione dell’attività si basa su un principio di ricerca-azione attuato assieme ai bambini prevedendo un tempo dedicato alla sperimentazione, al contatto, all’esplorazione autonoma del “materiale” messo a disposizione per il laboratorio e un tempo che comprende frequenti momenti di confronto libero sulle impressioni ed elaborazioni personali scaturite dalle loro indagini. Il compito dell’atelierista è quello di sostenere e guidare il dialogo e l’eventuale rilancio di alcune azioni peculiari e originali emerse dall’esperienza fatta, e cogliere così la possibilità di trovare percorsi di lavoro partendo anche dalle proposte dei bambini.
Sostenere l’intervento libero dei bambini, inteso come apporto di pensieri, ragionamenti, idee, non è semplice: c’è la paura di sbagliare, il confronto, il livello di autostima e fiducia, la timidezza… tutti elementi che minano questa possibilità, soprattutto se si lavora con un intero gruppo classe. Per questo, dal momento che il laboratorio fonda il suo principio proprio sulla necessità della relazione, sono indispensabili alcune raccomandazioni condivise in partenza dal conduttore o conduttrice e trasmesse ai bambini:
Dopo queste premesse, l’attività è iniziata con la semplice azione di aprire l’astuccio e prendere tre precisi materiali traccianti, come la matita, il pennarello blu o nero, la penna blu o nera. Una volta raccolti i materiali è stato liberato il banco per lasciar posto a un semplice foglio bianco e uno a quadretti.
I bambini non dovevano disegnare qualcosa di preciso ma compiere diversi movimenti con la mano, imprimendo più o meno forza e agendo anche sulla velocità del tracciare. Man mano che agivano in questo modo sul foglio bianco potevano invece scrivere su quello a quadretti parole, frasi, pensieri che saltavano alla mente. La nostra ricerca è iniziata così per tutte le classi, di seguito alcune immagini di questi primi approcci:
Parallelamente, ho sempre cercato di tener vivo il dialogo ascoltando ciascuna affermazione, concentrando l’attenzione di tutti su alcuni concetti emersi particolarmente interessanti e originali. Ho trascritto tutto cercando di dividere i contenuti per tipologie e gruppi, ad esempio sono uscite molte parole sugli eventi atmosferici, sulla pirotecnica, sul corpo, sulle piante… di seguito riporto alcune trascrizioni dei gruppi di parole da me nominati azioni e gesti, considerazioni sul segnare e descrizioni di segni:
AZIONI E GESTI - Lasciando la mano leggera, schizzando il pennarello, in bocca ad occhi chiusi, chiazze di pennarello, il movimento del polso, sentire il movimento, con la sinistra: sembra una fiamma, tenendo la penna storta, muovendo il foglio e tenere la penna, ripassando tante volte, disegnando sfregando le mani.
CONSIDERAZIONI SUL SEGNARE - La linea leggera è meno faticosa di quella calcata, non vedo neanche la linea troppo leggera, la matita calcata fa più punta a zig-zag, non si vede, è più intenso, dal più chiaro al più scuro, righe in trasparenza, zig-zag rigato, una macchia, il pennarello è più calcato, con il pennarello mi sembrano dei puntini esplosi, linea leggera: non la vedo neanche, tanti tratteggi: mi sembra un portale, con i tratteggi: sembra una casa, quasi trasparente, ho fatto molti segni diversi nello stesso punto, dalla penna scura alla chiara, pasticci con la penna leggera, è più spessa della matita, La scritta all’indietro, sembra una cosa fatta a caso, sembra una calligrafia, parole scritte a occhi chiusi.
DESCRIZIONI DI SEGNI - Uno scarabocchio, schizzo, puntini, sfumatura, impronte, insieme di puntini, linee rette, una riga, esplosione di punti.
Ho scannerizzato tutti i “disegni” e li ho inseriti in cartelle suddivise per classe, poi ho trascritto a computer tutte le parole e le frasi pronunciate dai bambini, iniziando a costruire un bell’archivio.
Nel successivo incontro ho mostrato gli esperimenti di segni attraverso la LIM, un momento in cui ciascun bambino ha potuto rivedere la sua ricerca grafica e commentare assieme agli altri esprimendo pareri e rispondendo alle mie suggestioni, come ad esempio “Chissà che movimento è stato fatto per produrre questo segno?” e altre domande che hanno contribuito a creare un’atmosfera leggera e un dialogo partecipato, perché tutti – me compresa - eravamo in ricerca di nuovi significati di quello che stavamo osservando.
Le relazioni mano-gesto, azione-parola, ascolto-pensiero partite da un primo incontro uguale per tutte le classi, hanno in seguito generato direzioni differenti per ciascun gruppo di lavoro; direzioni che portano a trovare diverse risposte alla domanda iniziale “IL DISEGNO COME FA?”
Mi fermo qui per ora… il progetto sta continuando e presto racconterò nuovamente i percorsi intrapresi. In ogni incontro ho sempre portato alle classi dei libri che potessero aiutare ad entrare nell’idea del processo che stavamo mettendo in atto. Li presenterò nel prossimo articolo come consigli di lettura, per cui, ci “leggiamo” tra un mese!
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